28 mag 2025

 

Quale futuro?


Secondo i classici del marxismo lo Stato va considerato come uno strumento provvisorio per vincere la resistenza di chi vuol continuare a vivere sfruttando il lavoro altrui, e che, per poterlo fare, è disposto a chiedere aiuto a forze esterne.

Secondo me però, una volta compiuta la rivoluzione o vinta la guerra civile, bisogna pensare subito a quali basi concrete porre in essere per smantellare lo Stato in maniera progressiva. Anzi, sul piano teorico bisogna pensarci prima, per non trovarsi impreparati dopo.

La nuova società civile dovrà assumersi la responsabilità di eliminare, in quanto pericoloso, il fardello che impedisce una vera liberazione sociale, un’autentica emancipazione delle masse popolari. Qualunque istituzione statale, fosse anche la più innocua o, in apparenza, la più utile, rappresenta una forma di espropriazione della libertà personale.

Le cose non funzionano delegandone la gestione a persone specifiche, ma assumendole in proprio, in tutte le loro sfaccettature. Cioè la responsabilità personale non può essere delegata, se non in maniera molto limitata, soprattutto nelle funzioni e nel tempo. Neanche la rivoluzione può essere delegata a un partito destinato a occupare le leve dello Stato.

Il centralismo va smantellato. “Centralismo democratico” diventa molto presto una contraddizione in termini. La società civile deve essere in grado di autogovernarsi e di autodifendersi. Lo Stato può servire solo nella fase iniziale, che inevitabilmente sarà quella più cruenta. Ma una volta che il nemico, interno o esterno, avrà capito con chi ha a che fare, bisognerà porre le condizioni favorevoli all’autogestione della società, che inevitabilmente dovrà basarsi sulla democrazia diretta.

Il perno attorno a cui deve ruotare l’edificazione del socialismo democratico è la comunità locale, padrona non solo di tutti i principali mezzi produttivi, ma anche della facoltà di gestirli in autonomia, senza dover sottostare a direttive che provengono dall’alto. Le infinite comunità locali devono essere lasciate libere di interagire tra loro, come meglio credono. Non può esistere un ente o un’istituzione che dall’esterno stabilisce i loro rapporti, regolamenta le loro leggi o dirime le loro controversie. Se queste controversie ci sono, gli stessi interessati devono pensare a come risolverle.

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