31 mar 2025

 NEWS GEOPOLITICHE del 31 marzo 2025


Il nuovo accordo sui minerali proposto da Trump a Zelensky è una specie di estorsione mafiosa. È come se gli avesse detto: “Vi abbiamo prestato una montagna di soldi e di armi per vincere la guerra e non ci siete riusciti. Ora ci restituite tutto e con gli interessi. Non avete soldi? Prenderemo tutte le vostre risorse, umane e materiali, e su qualunque progetto infrastrutturale noi avremo il diritto di prelazione. Finché non avremo recuperato tutto il nostro investimento, voi vivrete come in un lager e farete la fame. Ai russi lasceremo il Donbass, perché se lo sono conquistati sul campo. E se dovesse scoppiare una nuova guerra, gli USA non s’impegnano in alcuna garanzia di sicurezza. Anzi, se lo sfruttamento delle vostre risorse venisse bloccato per cause di forza maggiore, le imprese americane dovranno essere indennizzate e dovranno beneficiare di un regime fiscale agevolato”.

Povera Ucraina! Ha creduto alle promesse mirabolanti degli occidentali, non concedendo nulla alle esigenze di sicurezza della Russia, e ora deve prostituirsi per ingrassare il pappone di turno.


*


Bisogna ammettere che la fine dell’Ucraina è un qualcosa di emblematico, che verrà studiato negli anni a venire. Sta per diventare un mezzo con cui gli Stati Uniti cercheranno, invano, di rimandare la fine della loro egemonia sul mondo.

La stessa UE è destinata a subire duramente le conseguenze della follia di una superpotenza che non accetta di uscire dalla storia senza far pagare agli altri il proprio fasullo sistema di vita. Gli statisti europei han preferito parteggiare per gli interessi guerrafondai della NATO e quindi degli USA, accettando di troncare tutti i rapporti con la Russia, e ora sono costretti a rinunciare al loro sviluppo. Finiranno in recessione, anche se decideranno di spendere cifre folli per il riarmo.

Gli USA han puntato quasi tutto sulla finanza e ora, guardando i progressi della Cina, se ne sono pentiti amaramente. Ma è tardi. La bolla finanziaria sta per scoppiare. È dagli inizi di questo terzo millennio che arrancano.


*


Il “Times” ha scritto che l’Ucraina è l’unico Paese in Europa in cui la distribuzione di armi da fuoco non è controllata dalla legge. Il Paese importa più armi di chiunque altro al mondo, ma nessuno sa quante ve ne siano in circolazione.

E quindi prevede che un cessate il fuoco o, peggio ancora, un trattato di pace potrebbe avere un effetto domino: un calo della domanda sul mercato interno libererebbe armi da esportare, naturalmente in maniera illegale. I veterani di ritorno a casa potrebbero unirsi alla criminalità organizzata.

Secondo questi giornalisti i contrabbandieri hanno già preparato un numero enorme di nascondigli segreti di armi, che dopo la fine del conflitto confluiranno non solo nell’UE, ma anche in Africa e in Medio Oriente.

Invece di contestare il governo inglese, che non ha mai smesso, dal 2022, di armare la giunta di Kiev, di addestrare i suoi militari, di offrire supporto a tutti i livelli, il “Times” se la prende con gli stessi ucraini che ha armato, giudicandoli cinici avidi corrotti...

Prima si finanzia e si arma una guerra per procura, poi si finge di non sapere che senza questi aiuti, l’Ucraina non solo avrebbe perso facilmente la guerra ma sarebbe anche finita in bancarotta. Infine si avvisa il mondo intero che gli ex militari ucraini potrebbero essere pericolosi.

A questo punto vien da chiedersi come facciano i redattori del giornale inglese più prestigioso a essere così profetici. Chissà se riescono a prevedere con altrettanta lungimiranza, ora che Starmer vuole inviare contingenti inglesi ben armati in Ucraina, che parecchi di loro torneranno a casa avvolti in sacchi neri...


*


Gli Stati Uniti, da tempo promotori del globalismo liberale e unipolare, non stanno più cercando di fermare lo spostamento verso un mondo multipolare. Che sta succedendo?

Sembra che abbiano abbracciato qualcosa di molto più pragmatico: la rivalità tra grandi potenze. Il linguaggio dei diritti umani e dell’esportazione della democrazia è stato sostituito con lo slogan egocentrico “America First” o “America Great Again”, e questo non solo a livello nazionale, ma anche nelle relazioni estere, imponendo dazi e tariffe protezionistiche a chicchessia, pretendendo di avere al proprio servizio esclusivo Canada, Panama, Messico, e persino la Danimarca con la sua Groenlandia, e minacciando di gravi sanzioni tutti i popoli nemici d’Israele o quelli che non accettano le sue proposte da bullo di periferia.

A Trump non interessa minimamente che certi Paesi facciano parte della NATO, anzi, a volte fa capire che neppure la NATO gli interessa, a meno che non faccia “guadagnare” qualcosa agli USA. Guarda il mondo intero col simbolo del dollaro stampato negli occhi, come Paperone nei fumetti di Paperino.

Per lui esistono solo “grandi potenze”: tutte le altre non contano niente. E la Russia in Ucraina, vincendo a mani basse, anzi con un braccio legato perché non poteva infierire sui suoi parenti più stretti, ha dimostrato di esserlo. Quale potenza mondiale sarebbe in grado di tenere in piedi per oltre un triennio un fronte di 2.000 km (l’intera Italia più la Svizzera)?

Persino la UE, che è il suo più stretto alleato, il suo servo più fedele, per lui non conta niente!

Fra un secolo, quando gli storici dovranno descrivere il nostro periodo, non riusciranno a raccapezzarsi.


*


Abbiamo l’obbligo di proteggere il mondo intero. Questa è la pace nel mondo, questa è la sicurezza internazionale”, ha dichiarato Trump. E per questo motivo non ha escluso un intervento militare per conquistare la Groenlandia.

Cioè praticamente è lui che decide da solo quale sia la sicurezza dell’intero pianeta. Sembra essere un comico come Zelensky...

Non capisce che ci vogliono delle conferenze internazionali per decidere una cosa del genere. Ragiona come se dovesse fare un contratto commerciale con una persona finanziariamente molto più debole di lui.

Mi chiedo da dove vengano fuori statisti del genere. Sembra che il capitale non abbia alcun interesse a farsi rappresentare da esponenti di spicco: praticamente uno vale l’altro, basta che dicano cose utili al momento. Dev’essere piuttosto frustrante per statisti così ben preparati come Putin o Lavrov discutere con persone così insignificanti. Infatti quando sentiamo parlare le autorità russe, vien voglia di prendere appunti, di riassumere i loro discorsi nelle parti essenziali, proprio perché ci sembrano di largo respiro, innovativi, persino profondi. Quando mai ci suscitano analoghe reazioni i discorsi degli statisti occidentali?

29 mar 2025

Il PIANO (Diabolico) di TRUMP: Distruggere l'Industria AUTOMOBILISTICA M...

Gli Orribili CRIMINI di Volkswagen (tornerà a produrre ARMI e MORTE)

Armiamoci e pagate!

 

Sembriamo un malato terminale impazzito


Sembra che siano gli USA il fattore principale dei cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo. Sembra che la Russia si senta obbligata a scendere a patti con loro per porre fine alla guerra in Ucraina. Sembra che la UE si senta in dovere di reagire a quello che percepisce come un tradimento da parte degli USA, il cui presidente si mette a negoziare con Putin, cioè con quello statista che fino a qualche mese fa veniva considerato un autentico mostro.

Sembra che molti statisti cosiddetti “volenterosi” della NATO vogliano comportarsi nei confronti dell’Ucraina in maniera più giusta di quanto dimostri Trump. Nel senso che sarebbero disposti a inviare le loro truppe, direttamente, intenzionalmente, sul territorio ucraino, per difendere la “democrazia”. Vogliono dare un esempio a Trump di come lui dovrebbe comportarsi, anche se lui ha già detto che non invierà mai le proprie truppe in Ucraina. Lui ha fatto chiaramente capire di voler essere più concreto, più realista: vuole affrontare la questione della pace come un affarista, proponendo alla Russia accordi commerciali vantaggiosi.

Sembra che Trump e il suo staff detestino gli europei: infatti vogliono imporre dazi su molte delle loro merci, inducendoli a trasferire le loro imprese negli USA; vogliono obbligarli a spendere di più per le basi della NATO, minacciandoli che, se non lo faranno, loro se ne andranno, lasciandoli soli a combattere l’orso russo; e non li vogliono tra i piedi quando patteggiano coi delegati di Putin. Questo perché Trump si è reso conto che al mondo esistono poche vere potenze e che non ha alcun senso che queste potenze si ammazzino tra loro. E gli USA sanno che la UE sul piano militare conta assai poco.

Sembra anche che gli statisti europei non si rendano conto che il loro vero nemico non sono i russi ma gli americani. Anzi sono convinti che gli USA, pur volendo fare i loro esclusivi interessi, siano comunque da preferire alla Russia, vista sempre come un nemico che vuole arrivare a Lisbona.

Mi chiedo in quale mondo di matti si stia vivendo. Cosa vuol dire essere “occidentali”? Che senso ha autodistruggersi o semplicemente illudersi in questa maniera? Come può pensare Trump di arrivare alla pace sulla base di accordi puramente commerciali? E come possono pensare gli europei di vincere una guerra contro una potenza che potrebbe schiacciarli in pochi giorni, forse in poche ore?

Possibile che una guerra, che apparentemente per noi europei sembrava essere “regionale”, cioè qualcosa tra “slavi”, abbia avuto in sé un potenziale così altamente esplosivo, così enormemente destabilizzante da modificare in un triennio l’intera geopolitica mondiale? Che sta succedendo? Se scoppia un altro caso come questo, per es. a Taiwan o nell’Artico o nel Mar Baltico, chi riuscirà a salvarsi? Quante micce ci vogliono per far scoppiare un conflitto mondiale? Sembriamo un malato terminale che, dopo aver vissuto da egoista tutta la vita, piuttosto che cedere l’eredità ai figli, la sperpera al casinò.

27 mar 2025

 

NEWS DEL 27 marzo 2025


Il governo della Repubblica Ceca è terrorizzato. Infatti teme che buona parte delle truppe ucraine, dopo aver perduto la guerra con la Russia, vorranno ricongiungersi coi parenti già presenti come profughi nel proprio territorio, e che molti soldati, soprattutto i veterani, possano essere pericolosi o squilibrati, anche perché influenzati da idee fasciste o addirittura naziste. E per il governo sarebbe meglio che restassero nel loro Paese, contribuendo alla sua ricostruzione.

Vorrei chiedere a questi statisti così preoccupati, peraltro legittimamente: non ci potevate pensare prima? Perché avete contribuito ad armare e finanziare il governo neonazista di Kiev? Chi vi obbligava a farlo? Come potevate pensare che l’Ucraina avrebbe potuto vincere la guerra contro la Russia?


*


In Europa al momento siamo messi così: la Germania, che prima non faceva altro che parlare di austerità, ora si comporta come il figliol prodigo, volendo spendere il più possibile nel riarmo.

Inghilterra e Francia pretendono invece di definire la politica militare europea, volendo inviare truppe in Ucraina. E la prima non fa neppure parte della UE.

Si dà per scontato che se la Russia si prenderà la parte orientale dell’Ucraina, quella a est del Dnepr, la parte occidentale sarà a disposizione dei primi arrivati, o di chi riuscirà a stabilire i contratti più vantaggiosi. USA e UE stanno facendo capire agli ucraini che se pensavano di ricevere soldi e armi a titolo gratuito, allora son proprio degli ingenui.

Quindi, a ragion di logica, l’occidente manderà le sue truppe nell’area occidentale dell’Ucraina, che la Russia lo voglia o no. Per pace s’intende una spartizione di territori altrui. A nessuno importa che la Russia sia intervenuta per difendere i russofoni del Donbass. Piuttosto agli americani e agli europei preme ricavarci qualcosa da un forte investimento che dura da oltre tre anni. L’Ucraina viene considerata come un titolo di stato, cioè come un investimento che poteva rendere di più se gli ucraini avessero vinto la guerra. Ora si cerca di non rimetterci, anzi possibilmente di guadagnarci lo stesso qualcosa.


*


Il leader del partito conservatore sociale britannico Heritage Party, David Curtin, ha detto che “Il prolungamento e l’escalation del conflitto con la Russia porteranno alla terza guerra mondiale”. Per questa ragione, secondo lui, il capo della diplomazia dell’UE, Kaja Kallas, dovrebbe dimettersi. È troppo russofoba.

A me fa piacere che un uomo di destra sia più ragionevole di un laburista come Starmer. Però bisogna ammettere che non ha alcun senso chiedere di sostituire una guerrafondaia con una persona più diplomatica, senza chiamare in causa la questione della sicurezza globale nell’intera Europa, che non coincide certo con la UE, e che è molto più urgente e complessa delle fisime di qualunque singolo politico.

Se la UE non è in grado di garantire una sicurezza continentale per colpa della NATO, il problema è suo, non della Russia.

25 mar 2025

 Mi piace come scrive Gerry Nolan

Ciò che si sta svolgendo in Serbia non è una rivolta spontanea, è un’operazione di cambio di regime da manuale, eseguita dalle stesse reti di intelligence anglo-americane che hanno trasformato in un’arma la “democrazia” dall’Ucraina alla Georgia.

Secondo il vice premier serbo Aleksandar Vulin, le proteste di massa in corso guidate dagli studenti sono l’ultima puntata di una “rivoluzione colorata” sostenuta dallo stato profondo degli Stati Uniti e dai servizi segreti europei. Il loro obiettivo è quello di frantumare la sovranità della Serbia, rovesciare il suo governo e installare un regime fantoccio euro-atlantico compiacente che rispetterà la linea delle sanzioni anti-russe e dell’integrazione nella NATO. Anche senza impronte digitali palesi dell’USAID, i soldi del bilancio nero trovano sempre la loro strada.

La Serbia deve diventare un altro nodo obbediente dell’ordine neoliberista. L’accetterà la Russia? Dipende se gli statisti serbi vorranno realizzare un accordo strategico anche sul piano militare.

Intanto, mentre Trump lavora per negoziare la fine della guerra in Ucraina, gli stessi elementi del Deep State, che temono la pace, stanno accendendo incendi altrove per mantenere instabile l’Eurasia e circondare la Russia.

Se non verrà formato un nuovo governo entro i prossimi 30 giorni, seguiranno elezioni anticipate. E si può scommettere che tutto il peso dell’ingerenza occidentale sarà riversato su qualsiasi candidato prometta di recidere i legami storici della Serbia con la Russia e di sottomettersi completamente a Bruxelles e Washington.

Ciò a cui stiamo assistendo è un’operazione di guerra ibrida in pieno giorno, una fusione di lamentele organiche, guerra psicologica, agitazione della quinta colonna e coordinamento dell’intelligence transnazionale. Da Maidan a Kiev alle piazze di Belgrado, la sceneggiatura non è cambiata, solo il cast.

Tuttavia non siamo nel 1999. La gente si sta svegliando e l’era dell’impunità imperiale è finita.

A ciò possiamo aggiungere:

Ricordiamo tutti quando la decisione di bombardare l’allora Jugoslavia fu presa per la prima volta nella storia senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU. L’ordine fu dato dal Segretario generale della NATO e dai criminali di guerra Javier Solan e Wesley Clark.

Ben 19 Paesi parteciparono a 2.300 attacchi aerei. Si utilizzarono missili da crociera, bombe a grappolo e munizioni vietate con uranio impoverito.

L’aggressione distrusse o danneggiò 25.000 edifici residenziali, 470 km di strade e 595 km di ferrovie, 14 aeroporti, 19 ospedali, 20 centri sanitari, 18 asili, 69 scuole, 176 monumenti culturali, 82 ponti, 1/3 della capacità elettrica del Paese, due raffinerie a Pančevo e Novi Sad. Tra feriti e morti, civili e militari, si superarono le 14.000 persone.

24 mar 2025

Orsini: le basi Nato? Cumuli di ferraglia.

 

L’ebraismo affaristico negli Stati Uniti


Interessante l’art. di Thomas Dalton, “Una breve occhiata alla storia della ricchezza ebraica”, su renegadetribune.com. È del gennaio 2024. Ne riporto alcuni aspetti relativi alla contemporaneità americana.

- Dei 10 americani più ricchi, cinque sono ebrei: Mark Zuckerberg (72 miliardi di dollari), Larry Page (60 miliardi di dollari), Sergey Brin (59 miliardi di dollari), Larry Ellison (54 miliardi di dollari) e Michael Bloomberg (50 miliardi di dollari). La maggior parte di questo denaro proviene dall’industria high-tech: Facebook (Zuckerberg), Oracle (Ellison) e Google (Page e Brin).

- Dei 50 americani più ricchi, almeno 27 sono ebrei. Oltre ai cinque di cui sopra, abbiamo S. Adelson, S. Ballmer, M. Dell, L. Blavatnik, C. Icahn, D. Moskovitz, D. Bren, R. Murdoch (probabilmente in parte ebreo), J. Simons, L. Lauder, E. Schmidt, S. Cohen, C. Ergen, S. Schwarzman, R. Perelman, D. Newhouse, D. Tepper, G. Kaiser, M. Arison, J. Koum, S. Ross e C. Cook. Tecnicamente, questa lista dovrebbe includere anche George Soros, il cui patrimonio netto era di circa 26 miliardi di dollari fino a quando non ha “donato” 18 miliardi di dollari alla sua stessa organizzazione di beneficenza all’inizio del 2018. La ricchezza combinata di questi 27 individui ammonta a circa 635 miliardi di dollari. Nota: se gli ebrei fossero rappresentati proporzionalmente tra i primi 50, in questa lista ci sarebbe un solo individuo; invece ce ne sono 27.

- Prendiamo un’altra misura della ricchezza: il reddito del CEO. Tra i 10 CEO americani più pagati, quattro sono ebrei: Leslie Moonves (CBS), Nicholas Howley (TransDigm), Jeff Bewkes (Warner) e Stephen Kaufer (TripAdvisor). Tra i primi 35, non meno di 19 sono ebrei; oltre ai quattro di cui sopra ci sono D. Zaslav, S. Catz, A. Bousbib, R. Iger, M. Rothblatt, S. Wynn, M. Grossman, J. Sapan, B. Jellison, R. Kotick, J. Dimon, L. Fink, B. Roberts, L. Schleifer e S. Adelson.

- Quindi, sia che si considerino le attività totali o il reddito, i dati mostrano che, negli USA, gli ebrei possiedono o controllano circa la metà della ricchezza, almeno tra l’élite più ricca. Queste persone sono i promotori e gli agitatori del processo politico americano...

- Insomma se gli ebrei controllano circa la metà di tutta la ricchezza al vertice, è ragionevole dedurre che possano detenere una quota simile in tutta la gerarchia della ricchezza, almeno tra il 20% dei detentori di ricchezza, che collettivamente detengono più del 90% di tutta la ricchezza delle famiglie americane.

- Nel 2018 il “Wall Street Journal” ha riportato che il totale dei beni di tutte le famiglie private negli USA ha raggiunto i 100 trilioni di dollari per la prima volta in assoluto. Se gli ebrei “americani” possiedono o controllano la metà di questa cifra, allora si arriva a circa 50 trilioni di dollari, cioè 50.000 miliardi di dollari. Ora pensate a quanto potere possiede un uomo con un miliardo di dollari; ora considerate l’equivalente di 50.000 di questi individui, che lavorano più o meno all’unisono. Questo è il potere finanziario degli ebrei “americani”.

- Naturalmente non ci sono neanche lontanamente così tanti miliardari americani. Infatti il numero totale (ebrei e non ebrei messi insieme) è stato recentemente stimato da “Forbes” in soli 585. Se l’analisi di cui sopra è approssimativamente corretta, circa 290 di questi sono ebrei.

- A seconda di come li definiamo, ci sono circa 6 milioni di ebrei “americani”. Questi 6 milioni controllano, in media, circa 8 milioni di dollari a persona, cioè per ogni uomo, donna e bambino ebreo. Una tipica famiglia di quattro persone passerebbe quindi a circa 32 milioni di dollari.

- Ora consideriamo l’1% ebraico, che ammonta a circa 60.000 individui. Se la stessa distribuzione approssimativa vale tra loro come tra il pubblico in generale, allora questo 1% più ricco possiede circa il 35% della ricchezza ebraica totale. Quindi, i primi 60.000 ebrei possederebbero circa 18 trilioni di dollari. I restanti 32 trilioni di dollari verrebbero quindi divisi tra gli altri 5.940.000 ebrei “americani”, ottenendo una cifra ancora sbalorditiva di oltre 5 milioni di dollari a persona.

- Negli USA circa 160 milioni di persone possiedono un totale “combinato” di circa 0,3 trilioni di dollari, mentre circa 80 milioni di persone hanno un patrimonio netto negativo, ovvero più debiti che attività.

A fronte di questa situazione l’autore propone di tassare maggiormente gli ebrei. Mi chiedo che senso abbia farlo riferendosi a loro “in quanto ebrei”. E soprattutto che senso ha dire che “lavorano più o meno all’unisono”: se lo fanno, non è certo perché sono “ebrei”! Questo non ha capito che negli USA il capitalismo funziona così, e se gli ebrei fan più soldi degli altri, non è perché credono in Jahvè, e se vi riescono proprio perché sono “ebrei”, allora vuol dire che dal punto di vista del capitalismo l’ebraismo è migliore di qualunque altra religione o dell’ateismo. Il che, storicamente parlando, non è vero, in quanto il capitalismo, per formarsi e soprattutto per svilupparsi, ha avuto bisogno di altre due religioni: cattolicesimo e protestantesimo.

Fonte: https://www.renegadetribune.com/a-brief-look-at-the-history-of-jewish-wealth/

 

NEWS SU RUSSIA-UCRAINA


La guerra in Ucraina è virtualmente finita e ne sta per iniziare un’altra tra Unione Europea e Federazione Russa. Gli USA in questa guerra non vogliono entrarci con le loro truppe, poiché al popolo americano importa assai poco dell’Ucraina, ma il governo di Trump vuole ricavarci degli introiti. Siccome con Biden si è speso troppo, ora si vogliono recuperare le offerte generose, che non erano certo a fondo perduto. Si pretendono terre rare, territori per le multinazionali alimentari e per le imprese edilizie, centrali nucleari…, magari anche un NordStream aggiustato con cui fare gli intermediari del gas russo destinato agli europei.

Mi chiedo se si possa arrivare a un accordo risolutivo con la Russia sulla base di questi interessi meramente economici. Credo proprio di no, anche perché Trump ha già detto che, se non raggiunge i suoi scopi, imporrà nuove sanzioni economiche alla Russia. Ragiona come se l’Ucraina fosse un qualunque Paese debitore, uno Stato vassallo comprato e pagato, una specie di colonia entrata in guerra per puro caso con uno Stato rivale degli USA. Ancora non ha capito che, salvo pochi territori confinanti con Polonia e Lituania, l’Ucraina ha sempre fatto parte della Russia, da secoli e secoli. Ancora rifiuta il fatto incontrovertibile che questa guerra è iniziata per colpa degli USA, che nel 2014 hanno sostenuto in tutte le maniere il golpe dei neonazisti.

Sarà inoltre difficile che la UE, se tra qualche anno dichiarerà guerra alla Russia, non potrà usufruire del sistema satellitare di Musk o comunque di tutta l’intelligence della NATO. Siamo seri. Qui si andrà avanti finché qualcuno vincerà sul campo di battaglia. Gli statisti occidentali, chi un modo chi nell’altro, sono quasi tutti degli irresponsabili.


*


Il vice ministro degli Esteri russo Grushko ha detto che la Russia non solo non accetterà nessuna forza europea di peacekeeping in Ucraina, ma neppure quella dell’OSCE, poiché al tempo dei due Accordi di Minsk questa missione speciale di monitoraggio delle violazioni fu utilizzata dalla NATO per favorire militarmente il regime di Kiev. Pretendere una piena neutralità da parte dell’ONU è pura fantapolitica. Prima o poi bisognerà metter mano anche a questa organizzazione obsoleta.

Ha fatto notare, con un umorismo un po’ amaro, che molti residenti del Donbass erano soliti dire: “Gli osservatori dell’OSCE sono passati di qui, ci aspettiamo i bombardamenti”.

Insomma i russi temono che qualunque forza occidentale d’interposizione, anche se fosse totalmente disarmata, servirebbe soltanto a preparare l’opinione pubblica europea agli scenari più radicali, aumentando la psicosi militare e la demonizzazione della Russia.

Quindi le uniche forze possibili sono quelle che nell’ultimo triennio si sono sempre opposte alle sanzioni occidentali a carico della Russia.

22 mar 2025

 LIBRO BIANCO PER LA DIFESA EUROPEA

Il Libro bianco per la difesa europea (ReArm Europe Plan/Readiness 2030) è una follia all’ennesima potenza. Lo si vede sin dalla premessa: “L’Europa deve investire nella sicurezza e nella difesa del continente, continuando al contempo a sostenere l’Ucraina per difendersi dall’aggressione della Russia.”

A parte che UE ed Europa non coincidono, ma dove sta scritto che la Russia ha intenzione di attaccare l’Europa? Quale è il documento del Cremlino che lo dice? Quali sono le parole di Putin?

E poi tutta questa fretta che ha la von der Leyen di armare la UE, da dove viene? Forse da un sentimento di frustrazione per aver perso clamorosamente la guerra per procura in Ucraina? La UE è già molto armata con la NATO. In questo folle documento non viene detto che la NATO va chiusa o superata. Gli USA non hanno detto di voler uscire dalla NATO, né la UE ha intenzione di farlo.

È chiaro dunque che sotto ci sono altre intenzioni. Secondo Alessandro Volpi sono di tipo finanziario. La UE sta creando una bolla finanziaria attraverso lo strumento delle armi. L’Ucraina è solo un pretesto. Darle 2 milioni di proiettili di artiglieria all’anno non servirà a nulla. La guerra l’ha già persa e continuerà a perderla, con o senza NATO, con o senza Unione Europea, con o senza von der Leyen. Russia e Bielorussia sono nemici completamente inventati.

Questi scriteriati che han redatto il documento non si rendono conto che non ha alcun senso economico investire così tanto nella difesa per rilanciare l’industria. Ad un certo punto le armi andranno usate per forza. Non potranno essere vendute a nessuno se serviranno per difenderci dalla Russia.

Insomma gli statisti folli della UE hanno intenzione di dissanguarci come un vampiro, poiché le spese per la difesa andranno tolte dai bilanci pubblici.

21 mar 2025

Natura e tecnologia 

Marx diceva – vado a memoria – che nel socialismo del futuro la produzione sarà totalmente automatizzata, per cui il lavoro sarà più intellettuale (di controllo) che manuale. In questa maniera ognuno avrà molto più tempo libero da dedicare ai propri interessi.

Oggi la stessa cosa viene detta dai grandi capitalisti occidentali, che naturalmente però non vogliono sentir parla di socializzazione dei mezzi produttivi. Promettono solo un reddito universale a chi si troverà senza lavoro a causa dell’intelligenza artificiale. Vogliono che tutta la popolazione sia tenuta sotto controllo per impedire rivolte di massa.

In entrambi i casi si prevede che l’automazione tecnologica debba trionfare. Mi chiedo che senso abbia. Almeno per due ragioni una cosa del genere sul nostro pianeta non avverrà mai in maniera indolore: 1) ci vogliono risorse energetiche d’immani proporzioni (principalmente quelle nucleari, cioè quelle più complesse, più costose e più rischiose); 2) l’inevitabile obsolescenza di tali risorse e tecnologie non potrà essere assorbita dalla natura.

Marx non poteva prevedere che un potente sviluppo industriale sarebbe stato catastrofico per la natura: ai suoi tempi non si parlava di ecologia. Noi però lo sappiamo. E, a parte tutti gli sforzi che facciamo per un’economia sostenibile, non ci piace che il nostro benessere debba essere pagato dalle risorse, umane e naturali, del Sud Globale.

Noi ormai siamo arrivati al punto da credere che una certa tecnologia sia diventata un male in sé, a prescindere dall’uso che se ne fa, a prescindere persino dal contesto socio-politico in cui viene gestita.

Noi stiamo creando un mondo in cui tutto è artificiale, compresa la stessa natura, i cui frutti, pieni di OGM, vengono prodotti in serre, a disposizione per l’intero anno. Noi non sappiamo più quali siano le esigenze o i ritmi della natura. Di fronte a sé la natura ha un solo destino: lasciarsi sfruttare fino a scomparire.

A questo punto è inevitabile che ci veda come il suo principale nemico. Ora deve solo decidere come farci fuori: circondati dalla sabbia? sommersi dall’acqua? avvelenati dall’aria? intossicati da un cibo dannoso alla salute? O sta aspettando che ci ammazziamo tra di noi per avere le ultime risorse strategiche del pianeta?


🚨PRELIEVO FORZOSO della UE: i tuoi RISPARMI sono in PERICOLO? (nessuno n...

Quale passaggio di testimone?

Ormai è diventato facile capire che sarà la Cina a sostituire gli Stati Uniti nella guida del capitalismo mondiale, che naturalmente non avrà una connotazione privatistica ma statalistica, sfruttando la tradizione collettivistica di quel Paese, che l’occidente ha perduto molti secoli fa.

Perché non sarà l’India, che pur è destinata ad avere più abitanti della Cina? Perché ha ancora il problema delle caste da superare. Il capitalismo crea discriminazioni, è vero, ma sono di tipo economico o finanziario: tutte le altre non le sopporta, soprattutto se intralciano l’espansione globale dei mercati. Negli USA i nordisti vinsero i sudisti non perché fossero più democratici, ma perché con lo schiavismo non si sviluppa adeguatamente l’industria, anche se poi l’industria sviluppa uno schiavismo salariale.

Oggi però gli USA sono arrivati al capolinea, perché un capitalismo prevalentemente finanziario non regge il confronto con quello industriale, non ha un sottostante credibile, tant’è che ha bisogno di infinite guerre per sostenersi. In quel Paese l’unica vera industria che funziona è quella militare, con annessi e connessi.

Ma perché non può essere la Russia a prendere il testimone del capitalismo occidentale, visto che sul piano militare appare come la più forte di tutte le superpotenze? Non bastano le sue infinite risorse energetiche? Non ha abbastanza popolazione o potere finanziario? Non è forse intenta, già adesso, a gestire il capitalismo in chiave statale?

L’unico vero problema della Russia è la mentalità, troppo condizionata da una forma antica di cristianesimo, che non ha subìto i condizionamenti del cattolicesimo e del protestantesimo. In Russia manca una cultura borghese popolare: si fanno affari solo nelle alte sfere, ad alti livelli, e prevalentemente nelle grandi città dell’area europea, quella più occidentalizzata.

Ma come si è formata una cultura borghese così diffusa nella Cina tradizionalmente agrario-collettivistica? È stata la cultura confuciana, ereditata dal partito comunista. Non è stata quella buddistica, che pur ha scongiurato, essendo fondamentalmente ateistica, la possibilità di svolgere guerre civili sotto il pretesto di qualche religione.

La cultura confuciana permette qualunque comportamento sul piano sociale, salvo uno: l’obbedienza nei confronti delle istituzioni, da quelle statali a quelle familiari. Questa obbedienza è sacra, e chi la trasgredisce può pagarne gravi conseguenze.

Chiedere ai russi di obbedire a questi livelli, li indurrebbe a credere che lo stalinismo sia risorto, ed è molto difficile che possano accettare una cosa del genere. Putin viene accettato perché ha riscattato un Paese distrutto dal capitalismo privato degli anni ’90 e perché sa difenderlo dalle minacce della NATO, ma è impensabile che in questo momento si torni in Russia a parlare di socialismo. Tutti avrebbero l’impressione che si voglia fare un passo indietro. 


20 mar 2025

 

NEWS del 20 marzo 2025


Trump ha detto che gli Stati Uniti sono pronti a gestire le centrali elettriche e nucleari dell’Ucraina. Questo sarebbe il modo migliore per proteggere le infrastrutture.

Proteggerle da chi? I russi non bombardano centrali nucleari, semmai lo fanno gli ucraini.

L’Ucraina ha ereditato dall’URSS cinque centrali nucleari. Una di queste, Zaporozhye (il più grande impianto nucleare d’Europa), è già in relativa sicurezza sotto il controllo delle strutture russe Rosatom ed è oggetto di misure necessarie per ridurre al minimo i danni causati dall’esercito ucraino, che ha tentato più volte di colpirla.

Ci sono anche le centrali nucleari di Chernobyl (fermate), dell’Ucraina meridionale, di Khmelnitsky e di Rivne: 12 reattori su 15 di queste centrali sono ancora operativi.

Il governo scriteriato di Kiev non sa gestirle: infatti ha aumentato del 3% la potenza nominale di alcuni reattori, ha prolungato la durata di vita di altre unità, ha tentato di utilizzare apparecchiature americane non idonee e persino parti fatte in casa, che hanno causato incidenti e inconvenienti costanti.

Il tutto per risparmiare denaro e recidere ogni rapporto coi russi. Inoltre le dichiarazioni periodiche sulla necessità di restituire le armi nucleari all’Ucraina o sulla possibilità di creare una “bomba sporca”, mettono in dubbio la volontà di un uso meramente civile di queste strutture.

Putin ha proposto di creare un consorzio internazionale per la gestione delle risorse nucleari dell’Ucraina nel quadro della garanzia della sicurezza nucleare globale, il che aumenterebbe significativamente il livello di controllo sui materiali pericolosi.

Non sarebbe infatti sorprendente sentire parlare della vendita di scorie nucleari dall’Ucraina corrotta a qualche organizzazione terroristica internazionale.


*


Mi sa che l’offensiva di successo della Russia a Kursk resterà nei libri di storia militare. Servirsi di droni, di un gasdotto chiuso ma pur sempre pericoloso, di robot… La concentrazione dei mezzi di attacco, della guerra elettronica, della ricognizione, dell’artiglieria, dell’aviazione, il perfetto coordinamento delle loro azioni hanno completamente spiazzato le forze armate ucraine, ch’erano le più motivate e che hanno praticamente abbandonato sul posto quasi tutto quello che avevano, rischiando persino in 7.000 di loro d’essere accerchiati.

Una sconfitta così schiacciante non si vedeva dai tempi dell’acciaieria di Mariupol e dell’assedio di Bakhmut. Anzi, rispetto a quelle battaglie basate sulla guerra di posizione, qui abbiamo assistito a una guerra di forte movimento e imprevedibilità. Ha trionfato l’arte di isolare il campo di battaglia, circondando gli avversari (almeno 10 brigate in una sacca).

Infatti la guerra di posizione rischia di creare una situazione di stallo, come al tempo della prima guerra mondiale. Quando si è in stallo reciproco, diventa inutile concentrare grandi masse di equipaggiamento e personale, anche perché oggi si è continuamente sottoposti a una ricognizione totale con satelliti, droni e aerei. È necessario passare dalla quantità alla qualità, dalla inutile mobilitazione di massa alla velocità di manovra, e i soldati russi ci sono riusciti perfettamente. Hanno imparato l’interazione, hanno addestrato gli operatori di droni, hanno saputo assicurare grandi capacità industriali per la loro produzione, hanno studiato il nemico, hanno cercato nuovi metodi su come creare la rete di ricognizione-assalto.

Speriamo di non dover mai fare la guerra contro di loro.


*


Erdoğan deve aver perso la Trebisonda (città nativa di Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul) quando l’altro giorno ha deciso di arrestare il suo principale rivale politico.

Chissà perché l’ha fatto: in fondo anche lui è un musulmano praticante, benché di origine curda.

Deve stare però attento a comportarsi così, perché la lira, già molto debole di suo, è scesa a un minimo storico.

Nei primi anni 2000 Imamoglu aveva aderito al partito popolare repubblicano (centro-sinistra), finché 18 anni dopo si è candidato a sindaco di Istanbul, promettendo di fare della città un modello di democrazia e di unità di tutti gli abitanti della città, indipendentemente dalla nazionalità e dalle opinioni politiche.

Vinse le elezioni del 2019, ma Erdoğan, con un pretesto, chiese l’annullamento dei risultati. Dopo una serie di riconteggi, la Commissione elettorale centrale l’aveva comunque riconosciuto come sindaco.

Erdoğan gli permise di lavorare solo per 19 giorni, durante i quali Imamoglu riuscì a dimostrare che il 60% del bilancio della città andava a 28 società private poco trasparenti, molte delle quali gestite da sostenitori dello stesso Erdoğan. Il quale gliela fece pagare, chiedendo alla Commissione elettorale di annullare i risultati elettorali.

Tuttavia Imamoglu vinse di nuovo, e con un distacco ancora più grande dal suo rivale. Commise però un errore: dopo la vittoria definì “idioti” i membri della Commissione. Un peccato dovuto a eccessiva sicurezza.

Dopodiché si permise di criticare il progetto del canale d’acqua di Istanbul, lanciato da Erdoğan nel 2021, che dovrebbe collegare il Mar Nero col Mar di Marmara. Secondo Imamoglu il canale distruggerà le risorse idriche di Istanbul e renderà l’intera provincia inabitabile.

Alla fine del 2022, sei mesi prima delle elezioni presidenziali e parlamentari, fu condannato a due anni e sette mesi di prigione e interdetto dall’attività politica con l’accusa di aver insultato funzionari governativi.

Il verdetto della corte fu seguito da una grande manifestazione popolare. Infatti fu impugnato ed è ora pendente alla Corte d’Appello. Dall’inizio del 2025 sono state avviate diverse altre indagini nei confronti di Imamoglu.

Purtroppo quest’anno l’Università di Istanbul, su richiesta della procura, ha revocato il suo diploma di laurea, impedendogli di candidarsi alla carica di presidente della Turchia alle elezioni previste per il 2028.

Ecco adesso la Turchia ha tutte le carte in regola per entrare nella UE. Magari con un altro migliaio di bambini palestinesi ammazzati dai sionisti, facciamo entrare anche Israele.


*


Ha detto Putin a Trump:

- La soluzione al conflitto russo-ucraino deve avere caratteristiche globali, sostenibili e a lungo termine.

- Vanno eliminate le cause profonde della crisi e tutelati gli interessi legittimi della Russia nel campo della sicurezza.

Bisogna dire che a questi livelli un semplice cessate il fuoco è del tutto insufficiente, una specie di veloce colazione per resistere fino al pranzo.

Caratteristiche globali” vuol dire che la Russia pretende di sentirsi sicura non solo ai confini dell’Ucraina (che comunque sono di 1.300 km), ma in tutti i suoi confini, con qualunque Stato (altri 1.300 km sono solo con la Finlandia).

Caratteristiche sostenibili” vuol dire che la pace, la neutralità, il rispetto dell’ambiente e delle regole internazionali devono essere le condizioni per normali e proficui rapporti bilaterali, reciprocamente vantagggiosi. La presenza del neonazismo in Ucraina rischia di essere una minaccia per tutti.

Caratteristiche a lungo termine” vuol dire che va esclusa a priori qualunque adesione dell’Ucraina alla NATO e qualunque presenza di personale della NATO in Ucraina. Ma vuol dire anche che l’Ucraina non potrà dotarsi di armi in grado di colpire il territorio russo, e il suo esercito dovrà essere sufficiente per una difesa non per un attacco.

Ha poi detto che un cessate il fuoco va garantito sull’intera linea del fronte (che è di circa 2.000 km). Va inoltre fermata la mobilitazione forzata in Ucraina e il riarmo del Paese, cioè gli aiuti militari da parte di forze straniere, che forniscono anche l’intelligence.

In pratica ha fatto capire che con l’attuale governo di Kiev al momento non è possibile alcun negoziato.

19 mar 2025

 

NEWS 19 marzo 2025


Il ministro della Salute bavarese Judith Gerlach ha chiesto finanziamenti aggiuntivi per preparare gli ospedali ad accogliere soldati e civili della Bundeswehr in caso di azioni militari su vasta scala.

La necessità sarebbe dovuta “alla minaccia militare della Russia per l’Europa e al possibile abbandono del nuovo presidente Trump dal precedente partenariato per la sicurezza”.

Ora che il prossimo cancelliere Merz ha parlato di riservare 500 miliardi di euro al rafforzamento tedesco della capacità di difesa, allo sviluppo delle infrastrutture e della logistica, tutti mettono le mani avanti per avere una fetta della torta. Parlano già di feriti di guerra prima ancora che la guerra inizi. Sembrano mosse di lobbying da parte dell’ennesima marionetta corrotta.

Le prime parole che vengono in mente non sono pace, diplomazia, trattativa, negoziato, sicurezza comune e indivisibile, smilitarizzazione, denuclearizzazione... No, anzi si pensa che, siccome Putin non vuole arrendersi, bisogna cercare di unire tutte le forze per abbatterlo a ogni costo, cioè anche a costo di scomparire dalla faccia della terra.

I russi vogliono arrivare a Lisbona, così come una volta si diceva che i cosacchi berranno alle fontane di Roma. Vien quasi da augurarsi che scemenze del genere si avverino per davvero, così tutti saranno soddisfatti: chi le prevedeva e chi le ha realizzate.


*


Inutile dire che l’esercito di Kiev è coraggioso, combattivo, resiliente... Se lo è, di sicuro non lo sono né il suo Stato Maggiore né il governo di Kiev, che invece si presentano come cinici, crudeli, spietati, falsi, ladri, approfittatori e soprattutto corrotti.

Dopo il ritiro da Sudzha, gli ucraini hanno scatenato tutta la potenza della loro artiglieria sulla città. Il centro è stato quasi completamente distrutto. Mentre erano in quell’oblast si sono comportati nella maniera più vergognosa possibile: hanno stuprato, torturato, ucciso senza motivo, rubato tutto quello che potevano. L’avventura di Kursk si è risolta in una schifosa vendetta per tutte le sconfitte subite nel Donbass. Quest’esercito, se si escludono quanti vengono reclutati a forza, non merita nulla, non suscita alcuna pietà. Si dice che 7.000 militari siano circondati dai russi. Ebbene, che si arrendano e Trump la smetta di chiedere a Putin di fare il buonista. Qui si ha a che fare con terroristi allo stato puro. Se non si arrendono, vanno comunque processati.

Non si vincono le guerre con atteggiamenti indegni di un militare. Ci vogliono obiettivi seri, convincenti, non continue falsità, sotterfugi di bassa lega, litanie stucchevoli come quella di “aggredito e aggressore”. I russi hanno avuto fin troppa pazienza a combattere con le mani legate dietro la schiena. Sono 11 anni che sopportano un inspiegabile atteggiamento nazista nei loro confronti. Non se lo meritano. Lo stalinismo è finito da un pezzo. Gli oligarchi li hanno avuti anche loro, ma Putin è riuscito a ridimensionarli. Se a Kiev non vi sono riusciti, è con se stessi che se la devono prendere. Nessuno li ha obbligati a lasciarsi raggirare dagli europei e soprattutto dagli americani. Che imparino anzitutto a rispettare le minoranze del loro Paese. Il diritto all’autodeterminazione dei popoli è riconosciuto dallo Statuto dell’ONU. Non esiste solo il diritto all’integrità nazionale.


*


Gli Stati Uniti si stanno comportando in maniera schizofrenica come il loro presidente.

Da un lato rinunciano a USAID e Radio Liberty e si ritirano dall’inchiesta sui crimini di guerra in Russia; dall’altro han ripreso gli aiuti militari e di intelligence a favore degli ucraini. Parlano di pace, di negoziati e, nel contempo, stanno rafforzando la loro presenza militare nei Paesi ex comunisti.

Non han capito che fare trattative coi russi minacciandoli di ulteriori sanzioni o di conseguenze belliche non serve a niente. Avanzare pretese sulla Scandinavia, l’Artico o il Mar Nero o il Mar Baltico son cose che a Putin non fanno né caldo né freddo. Lui non è uno statista ricattabile, non si lascia intimidire da niente e da nessuno. È vero, non si aspettava un voltafaccia così vergognoso da parte degli europei. Ma ha fatto presto a incassare il colpo, questa pugnalata alle spalle, e ora sta pensando fin dove può arrivare la sua pazienza. Quando colpirà, lo farà duramente, proprio perché non sopporta tradimenti, atteggiamenti strafottenti, prese in giro. Non c’è solo Putin che la pensa così. È un intero popolo che vuol dire basta alla prosopopea occidentale.


*


Al Congresso dell’Unione russa dell’industria e degli imprenditori, che ha riunito 1.300 delegati e ospiti, Putin ha detto chiaramente che solo i Paesi che possono garantire la propria piena sovranità possono resistere alle pressioni esterne, cosa che quelli europei non sono in grado di fare. Ovviamente si riferiva al fatto che la UE si comporta come se fosse una colonia degli USA.

Commerciare con gli europei sta diventando molto difficile, quasi impossibile, anche perché non hanno alcuna intenzione di rimuovere nessuna delle 28.595 sanzioni che dal febbraio 2022 sono state imposte a persone fisiche e giuridiche russe. Anzi, la UE continua a minacciare militarmente la Russia, senza rendersi conto dei rischi gravissimi cui va incontro.

Le sanzioni – come abbiamo visto – hanno un effetto boomerang, per cui noi europei dobbiamo prepararci ad affrontare gravi problemi economici. E se pensiamo di addebitarne tutte le cause alla Russia, invocando l’esigenza di un riarmo generale, noi perderemo anche qualunque forma di sicurezza. Stiamo correndo a gambe levate verso un precipizio.

Putin è stato molto esplicito: anche se le sanzioni venissero revocate, i Paesi occidentali troveranno un altro modo per “mettere i bastoni tra le ruote” a Mosca. Questo perché vogliono compromettere la libertà d’investimento e di commercio a livello globale. L’occidente non riesce a sopportare il fatto che aziende nazionali russe abbiano approfittato dell’uscita di scena delle aziende occidentali dal territorio russo per conquistarsi nicchie di mercato.

È arrivato a dire che se le aziende straniere vorranno tornare in Russia, non potranno beneficiare di alcuna agevolazione, se le nicchie delle aziende occidentali sono già state occupate dalle aziende russe: dovranno competere ad armi pari. L’occidente vuole una guerra economica, commerciale, finanziaria e la Russia, se vuole sopravvivere, non può tirarsi indietro. Deve vincere sullo stesso terreno. E bisogna dire che, in tal senso, sono state proprio le sanzioni a costringere la Russia ad accelerare i tempi della propria rilevanza economica mondiale.

Mi chiedo cosa sarebbe in grado di fare la UE se dovesse affrontare un numero così incredibile di sanzioni. Anzi, basterà vedere se riuscirà a sopravvivere ai dazi e alle tariffe degli USA di Trump.

18 mar 2025

News del 18 marzo 2025


Il viceministro russo degli Esteri, Aleksandr Grushko, ha detto che dal 2019 il contingente militare della NATO nell’Europa orientale (Polonia, Paesi Baltici, Bulgaria e Romania) è aumentato di 2,5 volte e ha equipaggiamento pesante.

Si sta formando una sorta di “Schengen militare”, cioè una zona di libera circolazione per il personale militare, che deve essere capace di grande manovrabilità e di risposta rapida. Particolare attenzione viene data alle reti di porti e aeroporti.

Queste sono minacce significative alla Russia. Parlare di negoziati fa semplicemente ridere.


*


Zelensky ha firmato una legge sulla possibilità di inviare le forze armate ucraine in altri Paesi, durante il periodo di legge marziale.

A fare cosa? Non hanno uomini da mandare al fronte e sono disposti a spedirli all’estero?

Chi li vuole questi terroristi neonazisti? Si sono forse impegnati a fare dei lavori sporchi nei Paesi la cui democrazia formale virtualmente non lo permetterebbe?

Zelensky vuol forse dimostrare che il suo Paese merita di entrare nella UE e nella NATO? E soprattutto merita di ricevere continue armi e finanziamenti? Vuole forse sfruttare l’abilità repressiva (soprattutto contro i civili) che le proprie forze armate hanno acquisito in questi ultimi tre anni? Non gli basta rivendere all’estero, al mercato nero, parte di quelle stesse armi che l’occidente gli fornisce per vincere i russi?

Ma quanto è corrotto questo Paese? Una tregua gli serverebbe non tanto per prendere fiato dalle bombe russe, ma per ripensare i motivi per cui si comportano in maniera che di umano non ha nulla. Pensavamo che i neonazisti peggiori fossero stati eliminati all’inizio della guerra, ma evidentemente c’è ancora molto lavoro da fare.


*


I mercenari lituani in Ucraina si lamentano dell’esaurimento emotivo e delle loro condizioni fisiche. Vogliono tornare a casa. Ma cosa sono andati a fare li? Dicono per dare un senso alla loro vita, perché non avevano più niente da perdere.

Che tristezza! Fan venire in mente Renato Serra, che si arruolò volontario nel fronte antiaustriaco della prima guerra mondiale. Anche lui cercava un senso a una vita borghese un po’ scapestrata, piena di debiti... E morì quasi subito, colpito da un cecchino. Croce lo considerava un grande critico letterario. Ma nelle sue ultime lettere l’aveva spiegato bene: la guerra non serve a niente. Un significato lo devi trovare nella pace di tutti i giorni.

Comunque la cosiddetta “legione internazionale” si trova ad affrontare gli stessi problemi delle forze armate ucraine: carenza di personale, mancanza di addestramento e di risorse. La qualità dei mercenari stranieri è diminuita e le fila dei veterani stranieri si stanno assottigliando, perché han capito il generale “non senso” prima degli altri. Pensavano di vincere facilmente e soprattutto di guadagnare cifre importanti. Ormai sono rimasti solo polacchi, americani, colombiani e lituani.

I mercenari han capito da tempo che la guerra è persa e che non li ha arricchiti. Chi non lo capisce è solo il governo di Kiev e quelli europei, che continuano a mandare soldi che di sicuro ai mercenari non arrivano.


*


Il governo federale tedesco ha ordinato ai propri media di escludere qualsiasi prova che le forze armate ucraine abbiano utilizzato gesti e simboli associati alla Germania nazista. Se non lo faranno, rischiano una denuncia penale. Questa pretesa, dal vago sapore “nazista”, entra in vigore subito, anche per il pregresso.

Non sia mai! Ci mancherebbe che la Germania democratica armi e finanzi un Paese il cui governo ha la stessa ideologia che la portò alla catastrofe nell’ultima guerra mondiale. I cittadini farebbero fatica ad accettarlo, anche perché la loro Costituzione parla chiaro. Invece così, fingendo che la giunta di Kiev non sia neonazista, tutto diventa più facile. Ci vuole un bel trucco prima di scatenare una brutta guerra. Come nella fiaba di Hänsel e Gretel: la casa della strega era dolcissima all’esterno, addirittura buona da mangiare, ma dentro lei amava cuocere i bambini al forno.


*


A Budapest oltre 50.000 persone si sono radunate per indurre Orbán a dimettersi. Dicono che 15 anni bastano.

Il leader dell’opposizione, Péter Magyar, il cui partito si chiama Tisza, vuole un Paese che non sia contro la UE ma perfettamente integrato. È facile capire da chi viene finanziato. Le elezioni sono previste per il prossimo anno, ma si vuole anticiparle. Orbán è una spina nel fianco della von der Leyen.

Non vogliono solo un cambio di governo, ma anche un vero cambio di regime. Vogliono eliminare la corruzione del partito al potere. Si dice sempre così prima di fare un golpe.

Orbán però è un duro, e ha già detto che è arrivato il momento di eliminare quello che ha definito un “esercito ombra” di ONG, giornalisti, giudici e politici pagati dagli Stati Uniti e da Bruxelles. Non sopporta né l’USAID né Soros.

Senza tanti giri di parole ha detto che sta per arrivare “la grande pulizia di Pasqua, dato che gli insetti sono sopravvissuti all’inverno”.

Queste parole fanno pensare a una specie di Sfida all’O.K. Corral. Chi riuscirà a sopravvivere? 


17 mar 2025

 

Ha detto Bernie Sanders al Senato americano


Ciò per cui Musk e chi gli sta attorno stanno lottando con tanta aggressività è ciò che le classi dominanti hanno sempre desiderato e creduto fosse loro di diritto: più potere, più controllo, più ricchezza. E non vogliono che le persone comuni e la democrazia intralcino il loro cammino.

Nell’America prerivoluzionaria la classe dominante governava attraverso il “diritto divino dei re inglesi”. Oggi gli oligarchi credono che, in quanto padroni della tecnologia e “individui dall’intelligenza superiore”, abbiano il diritto assoluto di governare. In altre parole sono i re dei nostri tempi.

Oggi Musk, Bezos e Zuckerberg hanno una ricchezza combinata di 903 miliardi di dollari, più di quanto possieda la metà più povera della società americana: 170 milioni di persone. Dall’elezione di Trump, incredibilmente, la loro ricchezza è esplosa. Elon Musk è diventato 138 miliardi di dollari più ricco, Zuckerberg 49 miliardi più ricco e Bezos 28 miliardi più ricco. Sommando il tutto, i tre uomini più ricchi d’America hanno accumulato 215 miliardi di dollari in più dal giorno delle elezioni.

Nel frattempo il 60% degli americani vive di stipendio in stipendio, 85 milioni non hanno un’assicurazione sanitaria adeguata, il 25% degli anziani cerca di sopravvivere con meno di 15.000 dollari all’anno, 800.000 persone sono senzatetto e gli Stati Uniti hanno uno dei tassi di povertà infantile più alti tra i paesi avanzati.

Gli oligarchi attaccheranno presto i programmi per la sanità, la nutrizione, l’edilizia abitativa e l’istruzione che proteggono i più vulnerabili, così che il Congresso possa garantire enormi sgravi fiscali a loro e agli altri miliardari.

Come re moderni, convinti di avere il diritto assoluto di governare, non esiteranno a sacrificare il benessere delle persone comuni per difendere i propri privilegi.

Inoltre utilizzeranno i giganteschi mezzi di comunicazione che possiedono per distogliere l’attenzione dagli effetti delle loro politiche, continueranno a spendere enormi somme di denaro per comprare politici di entrambi i principali partiti. Stanno conducendo una guerra contro la classe lavoratrice di questo Paese, e hanno tutta l’intenzione di vincerla.

La nostra economia è truccata, il nostro sistema di finanziamento delle campagne elettorali è corrotto… Ma so una cosa: la più grande paura della classe dirigente in questo Paese è che gli americani – neri, bianchi, latini, delle città e delle campagne, gay e etero – si uniscano per chiedere un governo che rappresenti tutti noi, non solo una ristretta élite di ricchi. Il loro incubo è che noi non ci lasciamo dividere in base alla razza, alla religione, all’orientamento sessuale o alla nazionalità d’origine e che, insieme, troviamo il coraggio di sfidarli. –

Ora, leggendo queste belle frasi, una domanda sorge spontanea: perché gli americani, in genere, la pensano come gli oligarchi? E se non la pensano come loro, perché sono così rassegnati a farli governare? E se non sono rassegnati, cosa manca agli americani per dimostrare che sanno essere anche politicamente rivoluzionari?