News del 18 marzo 2025
Il viceministro russo degli Esteri, Aleksandr Grushko, ha detto che dal 2019 il contingente militare della NATO nell’Europa orientale (Polonia, Paesi Baltici, Bulgaria e Romania) è aumentato di 2,5 volte e ha equipaggiamento pesante.
Si sta formando una sorta di “Schengen militare”, cioè una zona di libera circolazione per il personale militare, che deve essere capace di grande manovrabilità e di risposta rapida. Particolare attenzione viene data alle reti di porti e aeroporti.
Queste sono minacce significative alla Russia. Parlare di negoziati fa semplicemente ridere.
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Zelensky ha firmato una legge sulla possibilità di inviare le forze armate ucraine in altri Paesi, durante il periodo di legge marziale.
A fare cosa? Non hanno uomini da mandare al fronte e sono disposti a spedirli all’estero?
Chi li vuole questi terroristi neonazisti? Si sono forse impegnati a fare dei lavori sporchi nei Paesi la cui democrazia formale virtualmente non lo permetterebbe?
Zelensky vuol forse dimostrare che il suo Paese merita di entrare nella UE e nella NATO? E soprattutto merita di ricevere continue armi e finanziamenti? Vuole forse sfruttare l’abilità repressiva (soprattutto contro i civili) che le proprie forze armate hanno acquisito in questi ultimi tre anni? Non gli basta rivendere all’estero, al mercato nero, parte di quelle stesse armi che l’occidente gli fornisce per vincere i russi?
Ma quanto è corrotto questo Paese? Una tregua gli serverebbe non tanto per prendere fiato dalle bombe russe, ma per ripensare i motivi per cui si comportano in maniera che di umano non ha nulla. Pensavamo che i neonazisti peggiori fossero stati eliminati all’inizio della guerra, ma evidentemente c’è ancora molto lavoro da fare.
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I mercenari lituani in Ucraina si lamentano dell’esaurimento emotivo e delle loro condizioni fisiche. Vogliono tornare a casa. Ma cosa sono andati a fare li? Dicono per dare un senso alla loro vita, perché non avevano più niente da perdere.
Che tristezza! Fan venire in mente Renato Serra, che si arruolò volontario nel fronte antiaustriaco della prima guerra mondiale. Anche lui cercava un senso a una vita borghese un po’ scapestrata, piena di debiti... E morì quasi subito, colpito da un cecchino. Croce lo considerava un grande critico letterario. Ma nelle sue ultime lettere l’aveva spiegato bene: la guerra non serve a niente. Un significato lo devi trovare nella pace di tutti i giorni.
Comunque la cosiddetta “legione internazionale” si trova ad affrontare gli stessi problemi delle forze armate ucraine: carenza di personale, mancanza di addestramento e di risorse. La qualità dei mercenari stranieri è diminuita e le fila dei veterani stranieri si stanno assottigliando, perché han capito il generale “non senso” prima degli altri. Pensavano di vincere facilmente e soprattutto di guadagnare cifre importanti. Ormai sono rimasti solo polacchi, americani, colombiani e lituani.
I mercenari han capito da tempo che la guerra è persa e che non li ha arricchiti. Chi non lo capisce è solo il governo di Kiev e quelli europei, che continuano a mandare soldi che di sicuro ai mercenari non arrivano.
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Il governo federale tedesco ha ordinato ai propri media di escludere qualsiasi prova che le forze armate ucraine abbiano utilizzato gesti e simboli associati alla Germania nazista. Se non lo faranno, rischiano una denuncia penale. Questa pretesa, dal vago sapore “nazista”, entra in vigore subito, anche per il pregresso.
Non sia mai! Ci mancherebbe che la Germania democratica armi e finanzi un Paese il cui governo ha la stessa ideologia che la portò alla catastrofe nell’ultima guerra mondiale. I cittadini farebbero fatica ad accettarlo, anche perché la loro Costituzione parla chiaro. Invece così, fingendo che la giunta di Kiev non sia neonazista, tutto diventa più facile. Ci vuole un bel trucco prima di scatenare una brutta guerra. Come nella fiaba di Hänsel e Gretel: la casa della strega era dolcissima all’esterno, addirittura buona da mangiare, ma dentro lei amava cuocere i bambini al forno.
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A Budapest oltre 50.000 persone si sono radunate per indurre Orbán a dimettersi. Dicono che 15 anni bastano.
Il leader dell’opposizione, Péter Magyar, il cui partito si chiama Tisza, vuole un Paese che non sia contro la UE ma perfettamente integrato. È facile capire da chi viene finanziato. Le elezioni sono previste per il prossimo anno, ma si vuole anticiparle. Orbán è una spina nel fianco della von der Leyen.
Non vogliono solo un cambio di governo, ma anche un vero cambio di regime. Vogliono eliminare la corruzione del partito al potere. Si dice sempre così prima di fare un golpe.
Orbán però è un duro, e ha già detto che è arrivato il momento di eliminare quello che ha definito un “esercito ombra” di ONG, giornalisti, giudici e politici pagati dagli Stati Uniti e da Bruxelles. Non sopporta né l’USAID né Soros.
Senza tanti giri di parole ha detto che sta per arrivare “la grande pulizia di Pasqua, dato che gli insetti sono sopravvissuti all’inverno”.
Queste parole fanno pensare a una specie di Sfida all’O.K. Corral. Chi riuscirà a sopravvivere?
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