NEWS GEOPOLITICHE del 31 marzo 2025
Il nuovo accordo sui minerali proposto da Trump a Zelensky è una specie di estorsione mafiosa. È come se gli avesse detto: “Vi abbiamo prestato una montagna di soldi e di armi per vincere la guerra e non ci siete riusciti. Ora ci restituite tutto e con gli interessi. Non avete soldi? Prenderemo tutte le vostre risorse, umane e materiali, e su qualunque progetto infrastrutturale noi avremo il diritto di prelazione. Finché non avremo recuperato tutto il nostro investimento, voi vivrete come in un lager e farete la fame. Ai russi lasceremo il Donbass, perché se lo sono conquistati sul campo. E se dovesse scoppiare una nuova guerra, gli USA non s’impegnano in alcuna garanzia di sicurezza. Anzi, se lo sfruttamento delle vostre risorse venisse bloccato per cause di forza maggiore, le imprese americane dovranno essere indennizzate e dovranno beneficiare di un regime fiscale agevolato”.
Povera Ucraina! Ha creduto alle promesse mirabolanti degli occidentali, non concedendo nulla alle esigenze di sicurezza della Russia, e ora deve prostituirsi per ingrassare il pappone di turno.
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Bisogna ammettere che la fine dell’Ucraina è un qualcosa di emblematico, che verrà studiato negli anni a venire. Sta per diventare un mezzo con cui gli Stati Uniti cercheranno, invano, di rimandare la fine della loro egemonia sul mondo.
La stessa UE è destinata a subire duramente le conseguenze della follia di una superpotenza che non accetta di uscire dalla storia senza far pagare agli altri il proprio fasullo sistema di vita. Gli statisti europei han preferito parteggiare per gli interessi guerrafondai della NATO e quindi degli USA, accettando di troncare tutti i rapporti con la Russia, e ora sono costretti a rinunciare al loro sviluppo. Finiranno in recessione, anche se decideranno di spendere cifre folli per il riarmo.
Gli USA han puntato quasi tutto sulla finanza e ora, guardando i progressi della Cina, se ne sono pentiti amaramente. Ma è tardi. La bolla finanziaria sta per scoppiare. È dagli inizi di questo terzo millennio che arrancano.
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Il “Times” ha scritto che l’Ucraina è l’unico Paese in Europa in cui la distribuzione di armi da fuoco non è controllata dalla legge. Il Paese importa più armi di chiunque altro al mondo, ma nessuno sa quante ve ne siano in circolazione.
E quindi prevede che un cessate il fuoco o, peggio ancora, un trattato di pace potrebbe avere un effetto domino: un calo della domanda sul mercato interno libererebbe armi da esportare, naturalmente in maniera illegale. I veterani di ritorno a casa potrebbero unirsi alla criminalità organizzata.
Secondo questi giornalisti i contrabbandieri hanno già preparato un numero enorme di nascondigli segreti di armi, che dopo la fine del conflitto confluiranno non solo nell’UE, ma anche in Africa e in Medio Oriente.
Invece di contestare il governo inglese, che non ha mai smesso, dal 2022, di armare la giunta di Kiev, di addestrare i suoi militari, di offrire supporto a tutti i livelli, il “Times” se la prende con gli stessi ucraini che ha armato, giudicandoli cinici avidi corrotti...
Prima si finanzia e si arma una guerra per procura, poi si finge di non sapere che senza questi aiuti, l’Ucraina non solo avrebbe perso facilmente la guerra ma sarebbe anche finita in bancarotta. Infine si avvisa il mondo intero che gli ex militari ucraini potrebbero essere pericolosi.
A questo punto vien da chiedersi come facciano i redattori del giornale inglese più prestigioso a essere così profetici. Chissà se riescono a prevedere con altrettanta lungimiranza, ora che Starmer vuole inviare contingenti inglesi ben armati in Ucraina, che parecchi di loro torneranno a casa avvolti in sacchi neri...
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Gli Stati Uniti, da tempo promotori del globalismo liberale e unipolare, non stanno più cercando di fermare lo spostamento verso un mondo multipolare. Che sta succedendo?
Sembra che abbiano abbracciato qualcosa di molto più pragmatico: la rivalità tra grandi potenze. Il linguaggio dei diritti umani e dell’esportazione della democrazia è stato sostituito con lo slogan egocentrico “America First” o “America Great Again”, e questo non solo a livello nazionale, ma anche nelle relazioni estere, imponendo dazi e tariffe protezionistiche a chicchessia, pretendendo di avere al proprio servizio esclusivo Canada, Panama, Messico, e persino la Danimarca con la sua Groenlandia, e minacciando di gravi sanzioni tutti i popoli nemici d’Israele o quelli che non accettano le sue proposte da bullo di periferia.
A Trump non interessa minimamente che certi Paesi facciano parte della NATO, anzi, a volte fa capire che neppure la NATO gli interessa, a meno che non faccia “guadagnare” qualcosa agli USA. Guarda il mondo intero col simbolo del dollaro stampato negli occhi, come Paperone nei fumetti di Paperino.
Per lui esistono solo “grandi potenze”: tutte le altre non contano niente. E la Russia in Ucraina, vincendo a mani basse, anzi con un braccio legato perché non poteva infierire sui suoi parenti più stretti, ha dimostrato di esserlo. Quale potenza mondiale sarebbe in grado di tenere in piedi per oltre un triennio un fronte di 2.000 km (l’intera Italia più la Svizzera)?
Persino la UE, che è il suo più stretto alleato, il suo servo più fedele, per lui non conta niente!
Fra un secolo, quando gli storici dovranno descrivere il nostro periodo, non riusciranno a raccapezzarsi.
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“Abbiamo l’obbligo di proteggere il mondo intero. Questa è la pace nel mondo, questa è la sicurezza internazionale”, ha dichiarato Trump. E per questo motivo non ha escluso un intervento militare per conquistare la Groenlandia.
Cioè praticamente è lui che decide da solo quale sia la sicurezza dell’intero pianeta. Sembra essere un comico come Zelensky...
Non capisce che ci vogliono delle conferenze internazionali per decidere una cosa del genere. Ragiona come se dovesse fare un contratto commerciale con una persona finanziariamente molto più debole di lui.
Mi chiedo da dove vengano fuori statisti del genere. Sembra che il capitale non abbia alcun interesse a farsi rappresentare da esponenti di spicco: praticamente uno vale l’altro, basta che dicano cose utili al momento. Dev’essere piuttosto frustrante per statisti così ben preparati come Putin o Lavrov discutere con persone così insignificanti. Infatti quando sentiamo parlare le autorità russe, vien voglia di prendere appunti, di riassumere i loro discorsi nelle parti essenziali, proprio perché ci sembrano di largo respiro, innovativi, persino profondi. Quando mai ci suscitano analoghe reazioni i discorsi degli statisti occidentali?
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