25 apr 2025

 

La Cina è molto vicina, anzi è dentro


Proviamo a chiedere all’intelligenza artificiale Overview quali siano le principali aziende italiane acquistate o partecipate dai cinesi. Ecco la risposta, che riguarda solo le aziende più note a livello nazionale:

- Pirelli: partecipazione del 45% acquistata da ChemChina.

- Ferretti Yacht: acquistato dal gruppo Weichai.

- Buccellati: acquistato all’85% da Gansu Gangtai.

- Salov: (Olio Sagra e Filippo Berio), acquistato il pacchetto di maggioranza da Yimin.

- Ansaldo Energia (con sede a Genova): cessione del 40% di quote a Shangai Electric Corporation.

- Candy: acquisita dalla Hayer.

- Krizia: acquisita da Shenzhen Marisfrolg Fashion C.

- La multinazionale cinese StateGrid ha una significativa quota del 35% nella finanziaria delle nostre reti energetiche elettriche – Cdp Reti S.p.A. – che controlla Snam, Terna, Italgas.

- La People’s Bank of China (Banca centrale) controlla quote di Eni, Tim, Enel e Prysmian.

- Altre grandi imprese italiane con quote detenute dai cinesi sono Intesa San Paolo, Saipem, Moncler, Salvatore Ferragamo, Prima Industrie.

IlSole24ore” nel 2020 scriveva che a fine 2019 risultavano direttamente presenti in Italia 405 gruppi cinesi, di cui 270 della Repubblica Popolare Cinese e 135 con sede principale a Hong Kong, attraverso almeno un’impresa partecipata. Le imprese italiane partecipate da tali gruppi erano in tutto 760 e la loro occupazione era di poco superiore a 43.700 unità, con un giro d’affari di oltre 25,2 miliardi di euro.

Secondo i dati del Registro delle Imprese, 50.797 imprenditori sono nati in Cina, di cui quasi 20.000 sono attivi nel commercio e 17.000 nel manifatturiero. Ci sono poi oltre 7.000 imprese dell’hotellerie e ristorazione, e oltre 4.000 nei servizi alla persona.

Ora stanno pensando di comprare i porti di Taranto, di Brindisi e di Gioia Tauro.

E questi sono dati vecchi. Servono solo per farci capire che la penetrazione economica cinese in Italia è irrefrenabile, in aumento continuo e senza eccezioni: per i 4/5 avviene nelle regioni settentrionali.

Non solo, ma spesso tali cessioni o acquisizioni o partecipazioni si svolgono in maniera schermata, tramite società aziende fondi d’investimento italiani o stranieri. Non ci vogliono spaventare. Per es. il fondo sovrano cinese China Investment Corporation realizza i propri investimenti in Europa prevalentemente attraverso alcune catene societarie di diritto lussemburghese.

Pensare di poter fermare questi processi capitalistici con minacce dazi ritorsioni, come pretende di fare Trump, è la cosa più ridicola di questo mondo.


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I latini dicevano, con un certo cinismo, “mors tua vita mea”. Sta diventando anche il motto dei cinesi, visto che la politica daziaria di Trump contro i propri partner commerciali in Europa può facilmente creare un’opportunità strategica per soppiantare in toto l’egemonia americana.

È vero che i cinesi sono già abbondantemente presenti in Europa, ma non con le loro merci più prestigiose, tecnologicamente avanzate, non nei nostri porti con la loro Nuova via della seta. Questo perché ne abbiamo paura sul piano concorrenziale. Lo vediamo già adesso coi loro discount, coi loro centri commerciali. I prezzi che hanno su tantissimi prodotti fanno chiudere i negozi locali. E non è che assumono personale autoctono: le commesse sono sempre cinesi che hanno imparato la nostra lingua. Non dicono più glazie, plego. Quindi non solo si chiude baracca e burattini ma si resta anche disoccupati.

I cinesi non sono come gli altri immigrati. Vengono da noi che i soldi li hanno già. E non fanno solo i commercianti di successo per gente che sulla qualità si accontenta, ma fanno anche gli artigiani e i ristoratori. E se certe aziende gli vanno a genio, se le comprano.

Si muovono in silenzio, con un profilo basso, ma in maniera costante, progressiva, lavorando duramente. E poi aumenta anche la qualità delle merci e se certe cose non le troviamo nelle nostre città, usiamo le loro app. Temu recapita le proprie merci nell’ufficio postale più vicino a casa nostra.

Siamo consapevoli di favorire il fallimento delle nostre aziende o dei nostri negozi o la loro acquisizione da parte dei cinesi, ma se i soldi non ci sono per colpa dei nostri governi, che somigliano sempre più al figliol prodigo, che alternative abbiamo?

È inutile che Trump ci minacci di non stabilire rapporti commerciali coi cinesi. Questi processi sono irreversibili: non riusciremmo a fermarli neanche usando le atomiche.

Ci stanno dando una lezione di vita, che noi occidentali avevamo dimenticato: non si può vivere di rendita, sfruttando il lavoro altrui o acquistando titoli azionari, obbligazionari, o rinunciando a certi lavori troppo faticosi, poco remunerativi. La vita non è uno scherzo, è anzitutto sacrificio. Non è possibile vivere al di sopra delle proprie possibilità. E vedere che i nostri politici al governo elaborano di continuo politiche economiche a debito, fa venire un gran nervoso. Ora poi che vogliono investire buona parte del PIL e persino i nostri risparmi privati negli armamenti il nervoso diventa davvero molto grande.

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