14 apr 2025

 

NEWS del 14 aprile 2025


Ieri mattina le forze armate russe hanno colpito l’area del centro congressi dell’Università Statale di Sumy con dei missili. L’obiettivo dell’attacco era la concentrazione di personale della 117ª brigata di difesa territoriale dell’AFU: si parla di circa 300 militari tra ucraini e NATO, che stavano svolgendo una cerimonia di premiazione. Sumy è diventata molto importante perché è la prima retrovia ucraina per impedire l’avanzata russa.

Kiev, tramite la propria intelligence, ha fatto trapelare intenzionalmente la notizia che la cerimonia si sarebbe svolta proprio in quel luogo. In realtà i militari si trovavano in un rifugio segreto e chi ci ha rimesso sono stati solo i civili.

Subito sono apparsi numerosi video nel luogo della tragedia, nonostante in Ucraina sia severamente vietato fotografare i luoghi degli attacchi, tanto meno pubblicarli. Naturalmente Kiev ha sostenuto che si trattava di un “attacco mirato contro i civili”, e il mainstream occidentale ci ha creduto.

Artem Semenikhin (sindaco di Konotop nella regione di Sumy, ex membro del partito neonazista Svoboda), in accordo col sindaco di Sumy, ha aperto un procedimento penale nei confronti di chi ha organizzato il suddetto finto incontro militare. Personalmente ritiene colpevole il governatore regionale Vladimir Artyukh, ch’era stato avvisato in anticipo di non autorizzare un evento del genere in una zona così esposta.

Insomma di nuovo i militari ucraini si radunano in presenza di civili per usarli come scudo di propaganda in caso di attacchi russi.

Naturalmente questa non è l’ultima provocazione dei neonazisti di Kiev. Basti pensare a Bucha. Non meravigliamoci se in futuro faranno saltare in aria i loro reattori nucleari e le dighe idroelettriche per dare la colpa alla Russia. Sono criminali, non dimentichiamolo. In questo caso sono stati sostenuti dagli inglesi, il cui premier Starmer si è affrettato a dire che dopo Sumy la Russia è semplicemente obbligata a cessare il fuoco senza condizioni.


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L’imprevedibilità in uno statista non è una cosa normale, o comunque può non essere una cosa piacevole. Mette angoscia, panico, un senso di frustrazione molto fastidioso. Non fa bene né ai mercati, né alle borse, né alle fluttuazioni dei prezzi, delle monete, né alla stipulazione dei contratti. Non fa bene a niente. Il mondo non può sopportare un’incertezza del genere per colpa di una persona instabile come Trump. Lui si può vantare d’aver superato i test psicologici che vuole, ma di fatto resta una mina vagante, che il mondo intero guarderà sempre con molto sospetto e che cercherà d’evitare come la peste.

Per es. il 10 aprile ha improvvisamente esteso per un altro anno l’applicazione dell’ordine esecutivo n. 14024, introdotto da Biden nel 2021, secondo cui la Russia va sanzionata perché conduce attività di sabotaggio nei processi democratici negli Stati Uniti e nei Paesi alleati, destabilizza aree strategiche per la sicurezza americana e viola i princìpi del diritto internazionale.

Sono tutte falsità. Ma anche se fossero delle verità, non ha senso metterle in mostra ora che si cerca a tutti i costi una trattativa per porre fine al conflitto in Ucraina.

Quando si cerca un negoziato, che deve per forza essere vantaggioso per tutte le parti in causa, bisogna essere diplomatici. Non si possono usare ricatti minacce intimidazioni... Chi crede di essere Trump? Con chi crede di avere a che fare? E soprattutto: da quale staff viene consigliato e supportato?

Inutile, anzi controproducente minacciare nuove sanzioni nel caso in cui Mosca venga ritenuta responsabile di un eventuale fallimento nei colloqui sul cessate il fuoco in Ucraina.

Questa guerra non l’ha voluta la Russia, che ha confidato per ben 8 anni nell’efficacia dei due Accordi di Minsk. Gli USA devono smettere di accusarla di averla iniziata. Putin è intervenuto per porre fine a una guerra civile che durava dal 2014 e che l’ONU non è mai riuscito a fermare.

Gli USA han proposto una pausa nei bombardamenti su infrastrutture energetiche, appoggiata pubblicamente sia da Mosca che da Kiev. Ma Kiev non la rispetta e la pazienza di Mosca non può essere infinita.

Io se fossi in Putin direi agli abitanti di Kiev: “Vi diamo 48 ore di tempo per andarvene, poi la città scomparirà dalle carte geografiche”. Una guerra non può durare in eterno, e non è che la Russia può mettere a repentaglio la vita dei propri soldati solo perché ora vi sono molti Paesi che chiedono d’inviare proprie truppe in quel teatro di guerra per imparare a fare i militari direttamente su un campo che sicuramente resta più significativo di mille esercitazioni simulate.


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Con il crollo del saliente ucro-atlantista di Kursk, si torna a parlare dell’arrivo di mercenari occidentali in Ucraina, poiché molti di loro sono principalmente diretti a quella fatiscente linea difensiva ucraina, che consiste di 4 villaggi di confine russi ancora occupati (2 nella regione di Kursk e 2 nella regione di Belgorod). Han ricevuto l’ordine folle di mantenere a tutti i costi una posizione difensiva. Sono di lingua inglese e polacca, ma sono stati avvistati anche membri di altre nazionalità, come colombiani e francesi. E poi dobbiamo sentire i neonazisti di Kiev lamentarsi quando vedono combattere contro di loro anche militari nordcoreani e cinesi. Dovrebbero anzi ringraziare i russi che fino adesso han dimostrato di poter contare solo sulle proprie forze.

Sembra di assistere al rapporto surreale tra Hitler e Paulus a Stalingrado: “Dovete resistere sino all’ultimo uomo. Gli aiuti arriveranno presto”. Poi, “più che ’l dolor poté ’l digiuno”, come disse Dante parlando del conte Ugolino. Il che voleva dire che tu puoi avere nella testa tutte le idee che vuoi, ma poi alla fine devi arrenderti all’evidenza dei fatti. Una cosa che la von der Leyen e molti altri statisti europei sono lungi dal capire. Si ostinano a trattare gli USA coi guanti bianchi, quando se c’è un Paese che odia l’Europa e il suo Stato sociale son proprio loro.

Chissà se questi mercenari faranno in tempo a capire che buttare via la propria vita per una manciata di soldi non è cosa degna di un essere umano. Nessuno si ricorderà del loro impegno, perché non potranno rivelarlo. Nessuno li premierà ufficialmente, perché sarebbe vergognoso per un governo ammettere d’averli arruolati. Nessuno sarà tenuto a rispettare il diritto internazionale se verranno catturati. Nessuno sarà tenuto a restituire ai parenti i loro corpi.


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Pavel Palisa, vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino, si è lamentato che meno di 500 giovani tra i 18 e i 24 anni han firmato contratti militari speciali negli ultimi due mesi.

Ha dovuto ammettere, un po’ sconsolato, che qualcuno ha acconsentito solo verbalmente, attirato dai soldi e dai benefici promessi, ma poi non ha mai firmato, forse perché influenzato dai genitori. Certo, i giovani di quella età han bisogno che siano i genitori a dissuaderli dal voler morire quasi sicuramente nel giro di qualche settimana. Come se dopo un triennio di sconfitte qualcuno sia ancora convinto di poter trionfare sul nemico.

Poi ha aggiunto, per ovviare a questo problema di reclutamento: “Per essere sufficientemente forti e non avere simili sfumature nel coinvolgimento dei cittadini nell’esercito, mi sembra che dobbiamo studiare l’esperienza d’Israele. Se una persona è veramente un cittadino e afferma di ricevere una posizione dallo Stato, un’istruzione o qualsiasi altro sussidio dal bilancio statale in generale, deve prestare servizio militare.” Quindi praticamente bisognerebbe arruolare tutti, incluse le donne. Inoltre, per converso, a coloro che non prestano servizio militare, dovrebbe in qualche modo essere limitato l’accesso alla pubblica amministrazione, ai pagamenti di bilancio e all’istruzione gratuita.

A volte ci si chiede, al cospetto di affermazioni così deliranti, se certi funzionari siano imbeccati da qualcuno, oppure se siano proprio limitati nelle capacità cognitive.

A quanto pare, facendo affermazioni del genere, deve per forza dare per scontato che il popolo ucraino non si sia mai chiesto il motivo per cui ha bisogno di uno Stato che, invece di offrirgli una vita normale, gliela distrugge. Per un neonazista come lui pare assolutamente normale che esista un governo che obbliga il proprio popolo a vivere in uno stato di permanente conflitto armato coi propri vicini. E questo senza considerare che se anche vincessero la guerra, gli ucraini sarebbero schiavi per varie generazioni di tutti gli Stati occidentali che hanno fornito loro armi e soldi.

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